Il Castelmagno
Nel 1277, in seguito a una disputa tra i comuni di Castelmagno e Celle di Macra, una sentenza decretò il pagamento di un canone annuo in forme di Castelmagno. Ha quindi origini antichissime il formaggio più famoso delle valli, prodotto nei comuni di Pradleves, Monterosso e Castelmagno con latte prodotto, trasformato e affinato sopra i 1600 m, dopo una stagionatura da due a sei mesi in grotte naturali fresche e umide. Il latte vaccino (a volte addizionato di latte ovino o caprino) utilizzato per la produzione è crudo, proveniente da due mungiture consecutive, la sera e il mattino. Secondo la leggenda, alla fine del IX secolo alcune forme sarebbero giunte ad Aquisgrana alla mensa imperiale di Carlo Magno: egli rimase entusiasta del prodotto, che in suo onore fu denominato Castelmagno. Dal 1996 ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione d’Origine Protetta (D.O.P.). Il vero Castelmagno è riconoscibile dalla marchiatura che rappresenta una forma rotonda priva di uno spicchio, sormontata dal profilo di una montagna. Esiste il Castelmagno “Prodotto della Montagna”, con etichetta blu, prodotto tutto l’anno, e quello “Prodotto di Alpeggio psf” con etichetta verde, estivo.
La pera madernassa
La pera madernassa è un’antica pera piemontese tipica di Alba e della Valle Grana, dove è coltivata secondo i criteri dell'agricoltura biologica. È una varietà rustica che produce frutti con buccia sottile verde-giallastra e polpa bianco-gialla, ricca di fibre. È molto adatta alla cottura e utilizzata nella preparazione di dolci; è un P.A.T., Prodotto Agro-Alimentare Tradizionale, e fa parte dell’Arca del Gusto di Slow Food.
L’aglio di Caraglio
La coltivazione dell’aglio in bassa Val Grana era diffusa già alcuni secoli fa, ma si interruppe intorno al 1950 per essere ripresa dopo il 2000 grazie alla conservazione della semente originaria da parte di una famiglia del luogo. Nel 2008 nasce il Consorzio di Promozione, Tutela e Valorizzazione dell’Aglio di Caraglio, in cui i produttori aderiscono a un rigido disciplinare.
L’aglio storico di Caraglio è un P.A.T. ed è Presidio Slow Food: ha dimensioni piccole, sapore dolce e delicato, molto digeribile. Viene raccolto intorno al 24 giugno ed è pronto per essere consumato dopo 40 giorni di essicazione. È utilizzato per produrre una crema per carni e tartine, il sale all’aglio, l’aglio marinato e quello nero, fermentato.
Le mele della Valle Grana
La coltivazione delle mele nelle valli risale al Medioevo, grazie al clima e alla presenza di ordini monastici. Si sono conservate alcune varietà antiche, come la mela Gamba Fina originaria di Caraglio, da poco riscoperta e recuperata. Rustica e aromatica, con buccia giallo- verde sfumata di rosso, si conserva a lungo; è un P.A.T. e rientra nel Presidio Slow Food Antiche varietà di mele piemontesi.
Molto diffuse sono anche le la varietà Bella di Bosco, con frutti molto grandi dalla buccia verde rugginosa e polpa dolce e succosa, la Contessa, originaria della Val Maira, con polpa croccante, la Fornas con grandi frutti dalla polpa bianca e sapore dolce-acido, le Calvilla, Renetta di Champagne, Ross Giambon, Ross Giachè, Bella di Barge, Ross del Turinin, Pom Paireul, Ciodu.
Lo zafferano
La coltivazione dello zafferano in Val Grana è attestata al 1870, quando il caragliese Antonio Delpuy espose la propria produzione alla "Prima esposizione agraria - industriale - artistica della provincia di Cuneo". Anticamente usato come tintura o come valore per baratti e scambi di merci, era poco usato in cucina; è stato rilanciato a partire dai primi anni 2000, e nel 2015 è sorto il Consorzio di Tutela, Promozione e valorizzazione del Söfran – Zafferano di Caraglio e della Valle Grana. Ricavato dagli stigmi essiccati dei fiori del Crocus sativus, è raccolto in autunno; è un P.A.T. e viene commercializzato in vasetti da 0,1 o 0,2 grammi; sono prodotte anche alcune salse, come la Cremosö, a base di latte e olio di semi, per tartine, carne e pesce, e la confettura Perosö con Pera Madernassa.
Le patate piatlina e ciarda
Varietà caratteristiche della valle, hanno rischiato di scomparire alla fine del XX secolo, ma hanno conosciuto una ripresa grazie all’istituzione dell'Associazione per la promozione, tutela e valorizzazione dell’antica patata Piatlina e della patata Ciarda della Valle Grana nel 2011, diventata poi Consorzio del Bodi per la promozione, tutela e valorizzazione della storica patata Piatlina e della patata Ciarda delle Valli d’Oc nel 2017. La patata piatlina è un P.A.T. e deve il nome alla forma piatta e tonda; ha buccia gialla e polpa bianca e croccante. Quella ciarda invece ha la buccia di colore rosso (chard in occitano).
Il Barbarià
Barbarià in occitano significa imbastardito, e indica una semina autunnale risalente almeno al 1480, con una miscela composta da grano per il 60% e segale per il restante 40%, per ottenere una farina più digeribile. Il Barbarià oggi è nuovamente coltivato perché fa parte della rotazione delle colture necessaria per la produzione dell’Aglio di Caraglio. Altre antiche varietà di cereali della valle sono il grano Bertone dalla farina povera di glutine, il mais ottofile e pignulet per polenta e biscotti e il grano saraceno, falso cereale ricco di proprietà antiossidanti e con basso indice glicemico.
Il pomodoro piatto di Bernezzo
La coltivazione di un pomodoro dalla forma schiacciata, come il “piatto di Cambiano”, risale al 1960. Il frutto ha buccia sottile e polpa dolce, profumata e gustosa di colore rosso aranciato. È una varietà adatta sia a essere consumata fresca che per le conserve.
Le castagne
Tra le varietà di castagne più diffuse in Val Grana vi sono Ciapastra, Tempuriva, Bracalla, Contessa di Gilba, Pugnante, Sarvaschina, Rubiera, Marrubia, Frattona, Garrone Rosso, Garrone Nero, Caruna.